Descrizione
Ascolta l'anteprima del commento di Rodolfo Celletti
Il Seicento e il Settecento assimilarono il tenore agli odierni baritoni e lo condannarono a parti di tiranno, di traditore, di caratterista e perfino di servo sciocco. Il romanticismo mutò i connotati di questa voce e ne fece l'amoroso per antonomasia del teatro musicale. Come tale il tenore è sempre innamorato e sempre, a seconda delle svolte delle trame operistiche, sognante, malinconico, estatico, ardente oppure pronto al rimpianto o fremente di gelosia o preda di cocenti rammarichi. Non soltanto nell'Ottocento, però, ma anche nel nostro secolo gli operisti composero arie d'amore per questa voce, nettendone a profitto il timbro chiaro, simbolo di giovinezza, l'estensione verso gli acuti latrice di melodie di vasto disegno, la dolcezza di certi suoni, le vibrazioni vivide e squillanti di certi altri.
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