Descrizione
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Le cavatine e le cabalette rappresentano capitoli fondamentali della storia del teatro musicale, ma di origini e di etimologia incerte. Secondo alcuni storici, «cavatina» deriva da «cavata», termine che designa la qualità del suono che un violista o un violoncellista «cava» dal proprio strumento.
Per analogia la «cavatina» sarebbe un'aria breve e di stile semplice composta per far risaltare le qualità timbriche d'un cantante. Secondo un'altra tesi, però, le origini e le finalità della cavatina sarebbero diverse. Quando, musicando un libretto, un compositore dava un tono arioso, melodico, ad alcuni dei versi destinati dal librettista ad avere carattere discorsivo, «recitativo», non faceva altro che estrapolarli, estrarli, «cavarli» dal loro contesto per mutarne la finalità. Da cui «cavata» e, più frequentemente, «cavatina», trattandosi di arie o ariosi molto brevi. In questo senso, la prima cavatina della storia dell'opera è stata individuata da uno studioso italiano, Nino Pirrotta, in una pagina della Catena d'Adone di Domenico Mazzocchi, rappresentata a Roma nel 1633. Si tratta del monologo di Arsete, «La Ragion perde quando il Senso abonda».
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