Descrizione
Ascolta l'anteprima del commento di Mario Luzzi
«Ciascuno, ogni volta, è in dialogo con i suoi antenati, più ancora forse e più segretamente con i
suoi discendenti», affermava Martin Heidegger. Non credo che il filosofo fosse un cultore di jazz,
per cui è difficile che egli possa aver intuito quanto queste sue parole sappiano così bene adattarsi
alla realtà dell'idioma jazzistico: l'intenso dialogo che il presente intreccia con il passato e,
soprattutto, con il futuro. Un dialogo che «la regina degli strumenti del jazz», come è stata definita
la tromba, ha già sufficientemente chiaro in quegli anelli di congiunzione che uniscono Louis
Armstrong, Roy Eldridge e Dizzy Gillespie: una catena che, in sintesi, testimonia l'evoluzione e la
continuità di un lessico culturale e stilistico attraverso gli anni. Un continuum evolutivo che diviene
ancora più limpido se si osservano altri anelli intermedi di questa progressiva e consequenziale
trasformazione che, oltretutto, ha saputo tradurre la musica popolare in musica artistica senza
perdere fragranza, estro, genuinità e originalità, le qualità che hanno fatto del jazz «la musica di
questo secolo».
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